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Intelligenza artificiale nuova frontiera dell’e-commerce

Di Giovanna Mancini Dal Il sole 24 Ore

Pubblicato il 29 maggio 2018


 


L’intelligenza artificiale applicata all’ecommerce, per creare offerte il più possibile personalizzate ed efficaci. In modo da evitare l’effetto “stalking” che fa scappare anziché avvicinare i potenziali clienti, ma anche l’invio di proposte inutili o inadatte al profilo del consumatore.


Il metodo, sviluppato e brevettato dalla start up italiana Predixit a partire dal 2014, si basa su otto algoritmi che permettono di profilare l’utente in base alla sua geolocalizzazione, sesso, età, abitudini e gusti, tracciando e analizzando lo storico delle sue azioni su un determinato sito (quali pagine ha visitato, quali prodotti ha guardato o messo nel carrello, quali vendite ha finalizzato...).


«Applichiamo l’intelligenza artificiale ai siti dei clienti, in genere agenzie digitali, piccole imprese, start up e store manager – spiega Luca Ruju, ceo e fondatore di Predixit, tre anni fa, assieme a Elio Narciso e Jacopo Sarri –. Tracciamo il cliente, lo profiliamo e facciamo un’analisi predittiva su quello che può interessarlo. In questo modo possiamo personalizzare aspetto e contenuto dei siti, che appariranno differenti a seconda dell’utente che si collega e perciò più efficaci». Perché il sito web di un’azienda è come la vetrina di un negozio: va cambiato e aggiornato con frequenza.


Oltre all’analisi predittiva e alla personalizzazione dei contenuti, Predixit offre anche la gestione delle promozioni, anche questa tailor made. «Siamo contrari alla logica del Black Friday – continua Ruju – perché premia non i clienti migliori di un brand, ma quelli occasionali, e dunque non crea fidelizzazione. L’intelligenza artificiale permette di distinguere i clienti tra “occasionali”, “frequenti” ed “eroi”, creando per ciascuno di questi profili offerte ad hoc».


Predixit si propone dunque come un’alternativa ad Amazon e agli altri grandi marketplace: non che le aziende non debbano essere sulle principali piattaforme internazionali di ecommerce, anzi: quello che Ruju e i suoi soci suggeriscono è di avere anche un sito proprio di ecommerce, progettato per valorizzare il brand, la sua identità e il suo rapporto diretto con il consumatore, che sui marketplace si perde.


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